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Gianfranco Sassu
Io sono di parte, a me il libro, ovviamente, è piaciuto.

Daniele Pieri
Ho rivissuto quei giorni. La storia è intrigante e verosimile! Bravo Gianfranco!

Antonio Rossini
Bello il personaggio di Tommy, ma a me è piaciuta molto anche Clara.

Iose Cogotti
Scritto benissimo, scorrevole, si legge tutto d'un fiato. La storia è bella e l'idea di Moro portato in giro per il mare è geniale. Bravo!

Raffaella D'Ovidio
Ciao Gianfranco! sto bevendo d'un fiato questa storia intrigante; sono gia' innamorata di Tommy dal primo momento. Il tuo modo di scrivere "cattura attenzione" funziona sempre. Sono nata nel 1970 . Percio' mi studio con attenzione quei tristi giorni e...continuo a leggere!!! Grazie, bel regalo !!

Chiara Quagliani
Romanzo agile e originale. Gianfranco Sassu, una penna che sa usare l'inchiostro. Bel libro! Lettura azzeccata in questi giorni Il rapimento di Aldo Moro e le vicende del marinaio Tommy, due binari paralleli.

         






INCIPIT

Martedì 5 Giugno 1979
Prologo
Isola di Guadalupa, Antille Francesi.

Tommy posa come un automa la tazza di quello schifo di caffé sul tavolo. Il giornale italiano che stava leggendo gli scivola in terra, ma lui non si dà nemmeno la briga di raccoglierlo. I pensieri si rincorrono e si accavallano nella sua testa come i flutti di un torrente di montagna. Il Corriere riporta in prima pagina la notizia dell'irruzione della polizia in un appartamento del quartiere Prati a Roma e l'uccisione di qualche terrorista. Quelle poche righe hanno avuto l'effetto di un porta spalancata su un baratro: Tommy guarda in basso e vede sè stesso scaraventato in fondo all'abisso. Come ci si sente in fondo ad un abisso?

E come ogni giorno, come ogni minuto di ogni miserabile giorno, si ripete la stessa frase che lo accompagna da più di un anno: come si può sopportare l'angoscia che ti procura la certezza che un uomo é morto per causa tua?
...

Giovedì, 16 marzo 1978

Il suo nome era Tommaso, ma tutti lo chiamavano Tommy.
Nel 1978 Tommy aveva cinquanta anni e viveva nella sua barca nel porticciolo vicino Roma al molo G, ormeggio 59.
Il bar era poco più di una baracca di legno, ma aveva un ristorantino annesso, che Tommy considerava la sua cucina quando non aveva voglia di prepararsi qualcosa in barca.
Giovanni detto Giova, il proprietario, aveva sempre qualcosa di buono da offrire. La sua cucina era semplice e genuina, le sue polpette al sugo erano imbattibili, così come il polpo al forno con le patate, la spigola in guazzetto, il brodetto di pesce povero, il tortino di sarde e patate.
Non c'era un menù fisso da Giovanni, tutto dipendeva da cosa aveva trovato dai pescatori o da cosa avesse voglia di mangiare lui stesso quel giorno.
E guai ad ordinare qualcos'altro!
...





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